There’s no calm after the storm
Gibellina Photoroad Festival

A project by Matteo de Mayda
Edited by Cosimo Bizzarri



L'Om Salvarech (Uomo Selvatico), è una figura ricorrente nel folklore alpino e soprattutto nelle montagne bellunesi. L'Om Salvarech è rappresentato come uno spirito solitario dei boschi che funge da mediatore tra l'uomo e la natura. Foto di I. Barbieri, 1970



Modulo tratto da Adopt a Vortex, un programma dell'Istituto di meteorologia della Freie Universität di Berlino, che permette a chiunque di dare un nome a un sistema di bassa o alta pressione destinato a influenzare il meteo europeo. La tempesta Vaia prende il nome dall'imprenditrice greco-tedesca Vaia Jakobs.



Monitoraggio dell’evoluzione biologica degli ecosistemi forestali interessati da Vaia, condotto dai ricercatori dell’Università di Padova.



Vecchia cartolina di Soraga in Val di Fassa (Trento). Oggi, cartoline come queste sono sovrapposte alle immagini del post-Vaia per valutare la superficie di bosco che è andata distrutta a causa della tempesta.



Tracce del passaggio del Bostrico tipografo, un coleottero parassita che si ciba di cortecce e di piante morte o in procinto di morire.



Luca Deganutti, ricercatore e dottorando dell’Università di Padova, valuta la validità e l’efficacia del metodo push&pull, una tecnica di protezione delle piante di margine dal bostrico tipografo. Foresta di Pramosio (Udine).



Uno dei campi per la misurazione della neve al suolo. Dopo la tempesta Vaia, il Centro Valanghe di Arabba ha individuato oltre 90 siti valanghivi che costituiscono un pericolo per case, villaggi, paesi e strade comunali.



Alberi caduti e marchiati col colore rosso durante una serie di test effettuati con la dinamite per verificare la possibilità di ripulire il terreno da ceppaie e detriti tramite esplosioni. Altopiano di Asiago (Vicenza).



La Piattaforma Oceanografica Acqua Alta del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Installata circa otto miglia al largo del litorale di Venezia, è usata per prevedere e misurare l’intensità deI vento di scirocco.



Test di trazione ciclici effettuati nella Foresta del Cansiglio (Belluno) per studiare gli effetti di stress ripetuti sulla stabilità dell’abete rosso. Nello specifico, i dati verranno utilizzati per valutare la risposta elastica della specie alle raffiche di vento.



Microartropodi fotografati al microscopio presso l’Università di Padova. I ricercatori studiano gli esemplari degli insetti impollinatori provenienti dalle aree di Vicenza e Belluno per monitorare l’evoluzione biologica degli ecosistemi forestali colpiti dalla tempesta Vaia.



Test effettuati con la dinamite per verificare la possibilità di ripulire il terreno da ceppaie e detriti tramite esplosioni. Altopiano di Asiago (Vicenza).



Una giovane volontaria partecipa a un progetto di riforestazione finalizzato a ripiantare larici, abeti rossi e bianchi, pini cembri e betulle in un’area boscosa di mille ettari in Val di Fiemme (Bolzano).



Il Bostrico tipografo dell’abete rosso, un coleottero parassita che si ciba di corteccia e di piante morte o in procinto di morire.



Maschere tradizionali degli Òlt da Riva di Rivamonte Agordino (Belluno).



Un elicottero rimuove un albero caduto da un sentiero vicino a Digonera (Belluno).


Un’immagine dei boschi vicino a Livinallongo del Col di Lana (Belluno). Scattata con la tecnologia LIDAR ed elaborata dal Dipartimento TESAF dell'Università di Padova, permette di distinguere gli alberi caduti da quelli ancora in piedi. 



Livinè, una frazione di Livinallongo del Col di Lana (Belluno) che è stata colpita violentemente da Vaia.



Solo ora mi guardi. Eppure sono qui da sempre, da molto prima che l’uomo venisse con la sua ascia, la donna con il suo cesto. Sono dove sono sempre stato. Tra i rami e le foglie. Tra l’ombra e il muschio. Mi riconosci? Sono la betulla. Sono il pino. Sono il bucaneve e la campanula. Sono la bacca cresciuta nei cespugli, la resina aggrappata alla corteccia. Sono un’orma nella neve. Una pozzanghera nel fango. Per migliaia di anni ho circondato le tue fattorie, nutrito le tue api, acceso i tuoi fuochi. Ti ho protetto e ti ho dato da mangiare. I tuoi figli si sono arrampicati su di me e si sono addormentati ascoltando le mi storie. A me ti sei rivolto quando l’inverno era troppo freddo, quando la primavera tardava ad arrivare. Io c’ero sempre e non ho mai chiesto nulla in cambio. Come hai potuto dimenticarmi?

Dici che è successo all’improvviso. Ma erano giorni che lo sentivo nell’aria. Dal modo in cui scorrevano i fiumi e ondulavano le cime degli alberi. Io so sempre tutto in anticipo. I cervi e i lupi sono stati i primi a fuggire. Spariti di notte lungo un sentiero di nebbia, condotti dal loro naso lontano dalla morte. Faceva caldo e umido. Pioggia, pioggia, ancora pioggia. Quando i ruscelli hanno rotto gli argini, il tempo si è sparso dappertutto. Gli alberi si sono ancorati a terra, come è nella loro natura. Alcuni si sono piegati. Altri si sono spezzati. Molti sono caduti e l’acqua li ha trascinati giù. Il vento ha ululato su correnti di tronchi e detriti. Di fango e di sassi. Il mattino è stato cupo. Dove ieri c’era una radura, oggi regnavano l’oscurità e il silenzio. Poi siete usciti voi, piangendo e bestemmiando.


Le motoseghe hanno lavorato per giorni e settimane. Poi sono venute le macchine a raccogliere i cadaveri di legno. Molti erano ancora a terra quando è arrivato l’inverno. Ho visto l’insetto divorare le ceppaie. E poi spostarsi sugli alberi che erano ancora in piedi e mangiarli vivi. In primavera, l’erba ha ripreso a crescere. I cervi sono tornati a brucare. I lupi sono tornati a cacciare i cervi. E tutto è ricominciato. Ci sono abituato. Le tempeste vengono e vanno, lasciando il caos dietro di sé. Sono parte della mia storia. Parte del mio destino. Non importa quanto male causano. Niente va distrutto per sempre. Io rinascerò. Qui o più in alto. Ora o più tardi. In questa forma o in un’altra. Tu invece? Sopravviverai? Ti adatterai? Sarai pronto quando il vento soffierà ancora, questa volta più vicino, più forte, più letale? Ascoltami. Non c’è quiete dopo la tempesta.





In collaborazione con ISPA - Italian Sustainability Photo Award
Coordinazione di Sara Guerrini